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Una comunità sostenibile

La nostra sfida è contribuire alla costruzione di comunità sostenibili, fornendo servizi in grado di migliorare la vita delle persone e dell’ambiente, con una visione del futuro volta a promuovere comportamenti virtuosi.

Gruppo Tea: un orizzonte sostenibile

Il 25 settembre 2015 le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile e i relativi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, articolati in 169 Target da raggiungere entro il 2030.

L’Agenda 2030 riconosce lo stretto legame tra il benessere umano, la salute dei sistemi naturali e la presenza di sfide comuni che tutti i paesi sono chiamati ad affrontare: dalla lotta alla fame all’eliminazione delle disuguaglianze, dalla tutela delle risorse naturali all’affermazione di modelli di produzione e consumo sostenibili.

Gli Obiettivi hanno carattere universale e sono fondati sull’integrazione tra le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile (ambientale, sociale ed economica), quale presupposto per sradicare la povertà in tutte le sue forme.

L’assunto di partenza è il riconoscimento dell’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo. Viene definitivamente superata l’idea che la sostenibilità sia unicamente una questione di carattere ambientale e si assume una visione più ampia e integrata dell’idea di uno sviluppo sostenibile della società.

Il Gruppo Tea guarda con grande attenzione ai temi emersi dall’Agenda globale e ha scelto di operare per il raggiungimento di 13 obiettivi strategici.

Le nostre sfide

Si stima che entro il 2030 il 60% della popolazione mondiale vivrà in contesti urbani: circa 4,9 miliardi di persone. Se la vita delle persone si concentrerà sempre più nelle aree urbane è chiaro che questi luoghi dovranno essere progettati e organizzati secondo modelli che permettano una qualità di vita adeguata.

La nostra sfida è contribuire alla costruzione di comunità sostenibili, fornendo servizi in grado di migliorare la vita delle persone e dell’ambiente, con una visione del futuro volta a promuovere comportamenti virtuosi.

Per questo motivo concepiamo la raccolta dei rifiuti all’interno del paradigma dell’economia circolare, nel quale nulla va sprecato ma tutto viene rimesso in circolo, per abbattere gli sprechi e il consumo di materie prime. Attraverso il ciclo virtuoso della raccolta differenziata il rifiuto diviene risorsa e si riducono i materiali da destinare alla discarica, limitando lo sfruttamento di risorse naturali non rinnovabili. Una raccolta differenziata attenta e capillare è un primo passo verso la costruzione di un’economia sostenibile. Tuttavia la quantità di rifiuti che produciamo quotidianamente è ancora troppo alta: un passo ulteriore è quello di iniziare a ridurre gli sprechi. Da tempo siamo impegnati in campagne per promuovere un consumo consapevole e pratiche attive per ridurre gli sprechi.

Un altro elemento strategico per una crescita sostenibile, al centro delle nostre attività, è il verde urbano. La presenza del verde nelle nostre città, la quantità degli spazi a esso dedicati e la cura manutentiva dello stesso, sono alcuni degli indici principali di civiltà e vivibilità. Il verde urbano è un elemento dell'ambiente costruito in fondamentale relazione con il paesaggio. Ci occupiamo da anni della manutenzione delle aree verdi pubbliche e private in tutti i suoi aspetti: cura quotidiana, messa in sicurezza, conservazione, riqualificazione e restauro, progettazione di nuove aree, valutazione e monitoraggio ambientale, mapping informatico.

Oltre alla gestione del verde esistente ancora più importante è saperlo progettare. Il verde urbano si costruisce con tempi lunghi, va pianificato e mantenuto negli anni. Strumenti come il sistema GIS consentono un monitoraggio costante dello stato delle aree, permettono di censire e mappare gli alberi, garantendo un controllo costante ed efficiente.

In cammino per una comunità sostenibile

Per costruire una comunità sostenibile è importante condividere con le giovani generazioni una visione del futuro. Pensiamo che il modo migliore per diffondere i temi della sostenibilità non passi attraverso una serie di divieti e prescrizioni, ma piuttosto per la costruzione di un immaginario comune. Il racconto, l’immagine, il fumetto, la poesia, il reportage, sono i linguaggi attraverso i quali comunicare una cultura sostenibile da costruire insieme.

In questi anni abbiamo promosso nelle scuole il concorso Diventa Inventore, volto a stimolare l’immaginazione dei ragazzi sui temi del riciclo e della riduzione degli sprechi. Organizziamo laboratori per informare i ragazzi e invitarli ad essere parte attiva nella promozione dei temi legati alla salvaguardia ambientale e alla sostenibilità. Da queste esperienze è nata la rivista Ambinoi, un laboratorio aperto dove letteratura, arte, poesia, gioco e design si intrecciano per trasmettere la consapevolezza critica che aiuta a comprendere i collegamenti tra le cose, i sistemi produttivi e l’ambiente. Sono occasioni per rinnovare il nostro impegno verso la comunità e coinvolgere i più giovani.

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Il peso degli imballaggi e la sfida dell’economia circolare

La maggior parte dei rifiuti prodotti ogni giorno è costituita da imballaggi. La comunità europea si è data nuovi obiettivi per evitare la dispersione nell’ambiente di tonnellate di materie nocive, ma la vera sfida è passare a un modello di economia circolare.

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Il contesto italiano

Negli ultimi anni l’Italia ha fatto passi da gigante sul fronte della raccolta differenziata con una percentuale di recupero dei rifiuti che sfiora l’80%, contendendo alla Germania il primato europeo nel settore.

Un nodo centrale della produzione dei rifiuti e della loro raccolta e valorizzazione rimangono gli imballaggi. Dal 1998 a oggi la quantità in peso degli imballaggi immessi al consumo in Italia è cresciuta del 22%, passando da 10,7 a 13 milioni di tonnellate.

I danni per i nostri ecosistemi terrestri e marini hanno assunto dimensioni macroscopiche, basti pensare che solo per quanto riguarda la plastica ogni anno ne finiscono nell’oceano otto milioni di tonnellate.

Di fronte all’incremento nella produzione di imballaggi è aumentato l’impegno per raccoglierli e avviarli al riciclo. Gli imballaggi avviati a riciclo nel 2017 in Italia sono stati circa 8,8 milioni di tonnellate, pari al 67,5% dell’immesso al consumo. I quantitativi sono triplicati rispetto a quelli del 1998: la principale componente è rappresentata dagli imballaggi cellulosici, il 44% del totale avviato a riciclo; seguono gli imballaggi in vetro e legno, entrambi con il 20%. A destare preoccupazione è soprattutto l’enorme quantità di plastica che continua ad essere immessa sul mercato: nel 1998 si raccoglievano 1,8 chili per abitante, mentre oggi siamo arrivati a circa 18 chili per cittadino: tra il 2015 e il 2017 gli imballaggi in plastica avviati al recupero sono cresciuti in modo esponenziale: +64%.

I dati forniti dal Consorzio nazionale COREPLA mostrano tuttavia che il riciclo della plastica è ancora molto complesso: a livello nazionale solo il 43,5% viene realmente trasformato in nuovi oggetti, di qualità spesso inferiore rispetto agli originali, mentre il 40% va nei termovalorizzatori per produrre energia e il 16,5% viene smaltito in discarica.

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Mantova ambiente e l’economia circolare

I dati fin qui mostrati ci impongono di rafforzare il nostro impegno e di immaginare nuovi scenari futuri. Lavoriamo costantemente per migliorare la quantità e qualità della raccolta differenziata sul territorio nel quale operiamo con un obiettivo molto chiaro: evitare lo spreco e la dispersione, avviare al riciclo tutti rifiuti raccolti perché tornino a vivere come nuova materia prima. Sappiamo che differenziare i rifiuti non è sempre facile per i cittadini, spesso a causa di un sistema produttivo che pone ancora troppa poca attenzione a questi temi e realizza imballaggi con materiali misti e difficili da distinguere. Per questo ci siamo impegnati in campagne di informazione per aiutare i cittadini a una corretta raccolta e abbiamo sviluppato l’app Dove lo butto? che consente di avere sempre a portata di mano le informazioni necessarie per una corretta raccolta differenziata.

Sappiamo tuttavia che non possiamo limitarci a questo ma dobbiamo immaginare un modello di società e di economia differente. Abbracciare il paradigma dell’economia circolare significa non solo avviare al riciclo i rifiuti ma anche iniziare a ridurne sensibilmente la produzione e cambiare le nostre abitudini. La riduzione degli sprechi deve coinvolgere l’intero sistema produttivo che deve iniziare a utilizzare materiali facilmente riciclabili, evitare di produrre imballaggi quando non necessari e operare all’interno di filiere integrate che prevedano un ciclo continuo di produzione e riciclo, senza dispersione di materia prima.

Nel nostro piccolo possiamo contribuire significativamente con l’adozione di piccole pratiche quotidiane. La nostra campagna a +Riuso -Rifiuto riflette proprio su questi temi, suggerendo semplici gesti quotidiani che possono ridurre notevolmente la produzione di rifiuti come il fare la spesa in negozi che vendono i prodotti privi di imballaggi o il condividere oggetti e strumenti evitando l’accumulo di cose che non ci servono e che un giorno verranno buttate. Anche in cucina possiamo fare molto, riducendo i circa 63 kg di cibo a persona che vengono sprecati ogni anno. Nella nostra guida Cucinare senza sprechi abbiamo raccolto alcuni suggerimenti per utilizzare quelli che siamo abituati a pensare come scarti e possono invece diventare ingredienti per ottimi piatti.

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L’agenda europea

All’interno dei 169 target individuati dall’Agenda 2030 vengono affrontati in modo dettagliato i temi e le azioni da mettere in campo per dare forma e sostanza a 17 importanti obiettivi. L’obiettivo 12 è dedicato al Consumo e produzione responsabili e tra i punti nei quali si articola si legge: “Entro il 2030, ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclaggio e il riutilizzo”.

Il nuovo pacchetto di direttive europee fissa obiettivi ambiziosi in materia di riciclo degli imballaggi per il 2025 e 2030, rispetto ai quali l’Italia sembra essere in deficit solo per quanto concerne la raccolta degli imballaggi in plastica.

Le nuove direttive non si limitano  a stabilire nuovi target di riciclo ma contengono anche altre misure importanti per la transizione alla green economy nel settore dei rifiuti. Queste misure prevedono disincentivi economici al conferimento in discarica e incenerimento dei rifiuti e una maggiore diffusione dei sistemi di tariffazione puntuale. Sono previsti incentivi economici per stimolare le autorità locali a promuovere la prevenzione e potenziare la raccolta differenziata, così come sono previste misure a sostegno del settore del riciclo e del riutilizzo.

Il 27 marzo scorso inoltre il parlamento europeo ha dato parere positivo alla votazione della direttiva che riguarda la messa al bando sul territorio europeo di alcuni oggetti in plastica monouso.

Gli Stati membri, inoltre, sono obbligati ad ottenere una riduzione significativa del consumo di tali prodotti inquinanti: entro il 2025 dovranno raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica monouso per bevande, introducendo sistemi di cauzione-deposito.

Fonti: CONAI, COREPLA, ISPRA.

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R come riciclo, R come rispetto dell’ambiente

Le scienze naturali lo avevano capito da un pezzo, ma l’economia ci ha messo degli anni a comprenderlo: la Terra non è come una borsa di Mary Poppins a forma di pianeta da cui attingere risorse a piacimento. Meglio rimettere in circolo la materia che si usa. Le industrie ci stanno provando. I cittadini lo fanno tutti i giorni con la raccolta differenziata.

 

Forse in pochi si rendono conto che alle prese con sacchi e bidoni di colori diversi, per differenziare i nostri rifiuti, stanno dando olio a un ingranaggio fondamentale della cosiddetta economia circolare, l’unico meccanismo in grado di coniugare economia ed ecologia. Riciclare la materia che abbiamo usato infatti - rispetto a produrla vergine, lavorarla e trasportarla – è un notevole risparmio di risorse (non infinite), di soldi, di energia e anche di quei gas serra che stanno mandando in crisi il clima. Inoltre, la crescita del riciclaggio consente di diminuire le discariche, luoghi non più sostenibili che l’Unione europea vuole a breve minimizzare, con un obiettivo ambizioso: entro il 2035 non devono arrivarci più del 10% di tutti i rifiuti urbani prodotti nel continente.

Riciclaggio ed educazione

Il lavoro quotidiano dei cittadini che differenziano i rifiuti apre la porta a questo futuro. Proprio per renderlo concreto, il Parlamento di Strasburgo ha chiesto a tutti i Paesi UE, entro il 2025, di fare in modo di riciclare almeno il 55% dei loro rifiuti urbani. L’Italia ha da poco ufficialmente superato il traguardo (55,5% nel 2017), trascinata nel gioco statistico da numeri come quelli di Mantova, uno dei territori con le più alte percentuali di avvio al riciclaggio del Paese (86,6% nel 2017), certificato nel 2019 da Legambiente anche con l’attestato dato a ben 29 Comuni di essere “Comuni Ricicloni”, titolo conferito solo a quelle comunità che producono pochi rifiuti e che differenziano più del 67% dei loro rifiuti.

Fare o non fare la raccolta differenziata è comunque una scelta interamente in mano ai cittadini. Un fattore importante per raggiungere lo scopo è quindi il lavoro capillare nelle scuole. Per questo motivo Mantova Ambiente ha un programma specifico (MAME, Mantova Ambiente Educazione) che porta gli studenti a conoscere il dietro le quinte della raccolta dei rifiuti (“Un giorno da rifiuto”) e che negli anni ha impegnato centinaia di ragazzi a cimentarsi con l’evento “Diventa inventore” in cui si chiede loro di immaginare nuovi modi per trattare i rifiuti, giocando con gli oggetti, i disegni, le parole.

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L’imbarazzo davanti a sacchetti e cassonetti

Ma ammettiamolo: dato che i produttori raramente immettono nel mercato materiali puri, differenziare correttamente non è banale. Come si fa allora a non fare errori quando si separano i materiali in casa per portarli ai centri di raccolta o per metterli nei cassonetti, nei sacchetti del porta-a-porta o negli innovativi City Bin del centro storico, col rischio di rovinare il contenuto di tutto il contenitore? Lo spiegano bene i consorzi che in Italia si occupano di riciclare i materiali delle principali filiere, come quelli di plastica, alluminio, vetro, materiale organico e carta. Tra gli errori più comuni: mettere nei contenitori della carta gli scontrini e la carta forno (ambedue sono fatti di carta chimica non riciclabile) o la carta per alimenti, che essendo plastificata va nell’indifferenziato. Oppure, conferire specchi, cristalli, pyrex nelle campane del vetro, dove invece vale la regola generale di mettere solo bottiglie e vasetti. E ancora: buttare tutti gli oggetti di plastica insieme (vanno invece riciclati solo gli imballaggi, compresi però i bicchieri e i piatti di plastica usa-e-getta, recentemente inclusi). Infine l’organico, materiale facilmente riconoscibile ma che non tutti sanno che va racchiuso solo in sacchetti di carta o di bioplastica biodegradabile e compostabile, pena l’impossibilità di trattare il rifiuto. Se sembra complicato, niente paura: per avere a portata di mano tutte le informazioni Mantova Ambiente ha sviluppato anche l’app Dove lo butto?

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E poi arriva il camioncino della spazzatura

Se fare la raccolta differenziata è complesso, lo è altrettanto quanto accade dopo, quando i rifiuti vengono prelevati, caricati su un mezzo per poi sparire alla vista. Trasportati nei vari impianti di selezione - dove vengono ulteriormente differenziati – i rifiuti sono da lì mandati nei centri dove vengono avviati alla rigenerazione. È in questa fase, occulta per i cittadini, che potenzialmente si può giocare la sostenibilità del processo: il viaggio infatti può portare i rifiuti a grandi distanze - anche all’estero - impattando così l’ambiente. A Mantova questo rischio però non esiste: il trattamento dei rifiuti è “a chilometro zero”. Tutti gli impianti si trovano infatti in Lombardia e il trattamento degli sfalci di verde e dell’organico avviene addirittura nel mantovano, a Pieve di Coriano, dove un impianto ogni anno accoglie 20mila tonnellate di sostanza umida, trasformandola in compost di qualità, una percentuale del quale è così di pregio da essere utilizzabile nell’agricoltura biologica.

Un’alternativa ancora migliore

È chiaro però che, pur essendo una pratica virtuosa, anche riciclare ha un costo, economico e ambientale. E che non sempre è un processo efficiente: se vetro e alluminio ad esempio possono essere rigenerati al 100%, solo poco più del 40% della plastica raccolta viene ad oggi effettivamente riciclata. L’alternativa è solo una: la riduzione a monte della produzione del rifiuto. Gli italiani in questo non sono i primi della classe: producono 489 chili a testa di rifiuti ogni anno, contro una media UE di 483 (a Mantova il dato è di 507 kg/ab all’anno). La sfida di ridurre i rifiuti è stata lanciata alle industrie, per minimizzare i materiali che si trasformano in rifiuti dopo il loro primo impiego, come nel caso degli imballaggi, e ai cittadini, tra cui sta nascendo spontaneamente una nuova sensibilità rispetto agli oggetti della propria vita. Le cose vengono spesso rimesse in circolo - ad esempio con mercatini di scambio dell’usato o con progetti di bookcrossing - oppure riparate. E sempre più spesso si vedono persone che durante la spesa scelgono i prodotti senza imballaggi o che comprano solo ciò di cui hanno realmente bisogno.

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A Natale, tutti più buoni (con l’ambiente)

Durante le feste di Natale si gonfiano i consumi e di conseguenza i rifiuti, si stima infatti che nei sacchetti e nei cassonetti arrivi il 30% di materia in più rispetto al resto dell’anno. Coniugare feste e rispetto per l’ambiente è possibile. Ecco qualche spunto e consiglio.

 

Immaginiamo la scena: è la sera di Natale, il buio preme sulle finestre, ma dentro casa tutti sono attorno ad una lunga tavolata inondata di luce; una persona sta versando le ultime gocce di spumante in un bicchiere, mentre un’altra stappa una nuova bottiglia; un bicchiere viene rotto (risate generali); dappertutto rimangono gli abbondanti avanzi dei piatti cucinati; alcuni spiluccano pandori e panettoni, indecisi se dedicarsi ancora a una gastronomia eccezionale come quella natalizia. Non sarebbe Natale senza l’aspettativa: sullo sfondo ammicca, zeppo di luci e addobbi, l’albero coronato alla base da una moltitudine di pacchi regali che aspettano silenziosi di essere aperti. Un quadro indubbiamente luminoso e gradevole, che però ha uno sfondo che può apparire opaco, l’aumento incontrollato dei rifiuti.

In effetti durante le feste si comprano più cibo e bevande del solito e i tradizionali scambi di regali possono far lievitare non solo gli oggetti acquistati, ma anche l’uso di imballaggi di carta, cartone e plastica. Se la prima regola di chi ama il proprio ambiente è quella di essere sempre rispettosi, esistono anche altri piccoli accorgimenti che possono risultare utili per far sì che il Natale sia più ecologico e sostenibile. Proviamo a vedere come, estraendo alcuni oggetti dalla scena natalizia che abbiamo rappresentato.

La bottiglia di spumante

Nella scena ne abbiamo due, ma si stima che durante le festività natalizie quest’anno verranno stappate più di 95 milioni di bottiglie. Una buona notizia: tutte queste tonnellate di vetro sono riciclabili all’infinito, come pure è rigenerabile per sempre l’alluminio che avvolge i colli di bottiglia. E non serve differenziare le due sostanze, perché tutto va buttato nei raccoglitori del vetro, compresa la gabbia metallica che racchiude il tappo. Il sughero o il lattice che compongono i tappi no, quelli si possono riutilizzare o vanno gettati nell’indifferenziato. 

Il bicchiere rotto

Presenza quasi immancabile sulle tavolate natalizie – soprattutto durante il brindisi - è un oggetto potenzialmente ingannevole. Se è di vetro nessun problema, ma se è di cristallo bisogna fare attenzione: non va buttato insieme al vetro perché il cristallo contiene un eccesso di piombo che contamina il processo di fusione del riciclo.

La scatola di pandoro e di panettone

I dolci natalizi sono avvolti prima nella plastica, poi nel cartone. Non sono gli unici imballaggi che entrano in casa durante le feste, se pensiamo alla moltitudine di scatole, scatoloni, sacchetti di plastica e protezioni di polistirolo che rimangono dopo aver preparato i pranzi e le cene o dopo aver spacchettato i regali. Tutti i materiali da imballaggio sono fortunatamente avviabili al riciclo per cui è estremamente importante, nonostante i grandi volumi, fare una corretta raccolta differenziata. 

Per aiutarti nella comprensione di come trattare anche i materiali più strani, Mantova Ambiente ha creato la app Dove lo butto? Che riesce a discriminare cosa fare per ogni Comune del nostro territorio.

Il cibo

A Natale si cucina troppo. Lo sanno gli italiani intervistati nel 2017 da Waste Watcher – l’osservatorio nazionale sugli sprechi – che in buona parte (41%) hanno dichiarato di produrre un eccesso di cibo, seppur la maggioranza di essi (43%) ritenga che lo spreco sia essenzialmente dovuto al denaro usato per l’acquisto di beni non necessari. E la scelta dei piatti? Per percorrere la strada della sostenibilità si può calcolare l’impronta sull’ambiente del cibo (lo ha fatto Last minute market, lo spin-off dell’Università di Bologna dedicato allo spreco alimentare). Due menù ugualmente nutrienti e bilanciati, di circa 2mila calorie ciascuno – uno però a base di proteine animali e l’altro vegetariano – hanno impatti sull’ambiente nettamente diversi: per produrre quello vegetariano la filiera usa mediamente circa 1500 litri di acqua, per quello di carne ne consuma 4300 litri, quasi tre volte tanto. 

Scegliere di fare una spesa senza scatole, riduce alla fonte l’uso degli imballaggi. Con un po’ di fantasia in cucina è anche possibile cucinare senza sprechi.  

L’albero di Natale

Annosa (e annuale) questione: quest’anno meglio l’albero finto o quello vero? La risposta migliore è: meglio uno usato – o magari una pianta che possediamo già - in maniera da non trasformare mai questo oggetto in un rifiuto. Ciò vale anche per le decorazioni: le migliori sono quelle che durano per sempre (attenzione alle palle di Natale in cristallo e vetro soffiato, da non mettere mai, se si rompono, nella campana del vetro). Se si fulminano le luci, bisogna ricordarsi che si tratta di RAEE (rifiuti di apparecchi elettrici ed elettronici) che possono essere differenziati, portandoli ai centri di raccolta del proprio comune.

I regali

Un primo aiuto all’ambiente può essere dato dalla scelta della carta: visto che quella tipica colorata, così come i nastri e i fiocchi, si butta nell’indifferenziato, si può provare a usare normale carta riciclabile – ancor meglio se con etichetta FSC che certifica un materiale derivato da recupero – oppure cercare soluzioni creative, come l’impacchettamento con vecchi disegni, spartiti musicali, giornali, fumetti o, perché no, vecchie carte geografiche cadute ormai in disuso nell’era post GPS. 

Sul fronte dei regali potrebbe capitare di ricevere un nuovo smartphone, una console per videogiochi o un altro apparecchio elettronico. La soluzione più eco è quella di regalare il vecchio modello a chi ne ha bisogno, ma se bisogna per forza farlo diventare un RAEE – per i quali esiste una filiera di smontaggio dedicata al recupero di metalli preziosi, esauribili in natura – va ricordato che i negozianti dei grandi store (più grandi di 400 metri quadri) sono obbligati dal 2016 a ritirare i piccoli apparecchi (inferiori ai 25 centimetri) e ad avviarli al riciclo senza alcun obbligo di acquisto di nuovi prodotti (“ritiro uno contro zero”).  

Buone Feste a tutti. 

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